L'allenamento di Antonio si intensificò. Si allenò senza sosta, spingendosi fino ai limiti della sua resistenza fisica e mentale. Lavorò sul suo palleggio, sui suoi passaggi, sui suoi tiri, affinando le sue abilità fino a renderle affilate come rasoi.
Cercò giocatori più anziani e più esperti, imparando dalla loro saggezza e dai loro errori. Assorbì tutto ciò che poteva, come una spugna che assorbe la conoscenza che lo avrebbe aiutato nel suo viaggio.
I suoi genitori, inizialmente apprensivi, cominciarono a comprendere la profondità del suo impegno. Videro la scintilla nei suoi occhi, la determinazione incrollabile, e capirono che non potevano ostacolarlo. Offrirono il loro sostegno, il loro incoraggiamento e il loro amore incrollabile.
Le voci su Antonio iniziarono a diffondersi oltre il suo villaggio. Gli osservatori di prestigiose accademie calcistiche iniziarono a notarlo, attratti dalle voci su un giovane prodigio dal talento straordinario.
La pressione aumentava, ma Antonio rimaneva concentrato. Sapeva che questo era solo l'inizio, che la strada da percorrere sarebbe stata lunga e ardua. Ma sapeva anche di non essere solo. Portava dentro di sé lo spirito di una leggenda, che lo guidava, lo ispirava, lo spingeva avanti.